In questo momento il nostro pensiero va a chi si trova in situazioni meno protette della nostra.  Ovviamente pensiamo anche al Burkina Faso, dove, a tutte le altre problematiche già presenti, come il terrorismo, la povertà e i cambiamenti climatici, si somma il fatto che è il paese dell’Africa Subsahariana con maggior numero di decessi a causa di Covid-19 e 2° per numero di casi ufficiali registrati. 
Ad oggi sono 180 i casi confermati (tra cui l’Ambasciatore USA, e varie personalità del Governo), 9 i decessi. Questi numeri sono probabilmente largamente sottostimati, anche perché ci sono pochissimi tamponi disponibili e solo un laboratorio in grado di fare i test.  Pare che in Burkina ci siano solo 15 posti letto attrezzati con respiratori e comunque, le strutture sanitarie sono a pagamento e quindi non accessibili per la maggior parte della popolazione.  Si può solo sperare che data la giovane età della popolazione, l’impatto della malattia non sia troppo devastante.

Il Governo ha decretato alcune misure di contenimento. C’è il coprifuoco dalla 19 alle 5 del mattino. Sono state chiuse tutte le scuole. I bar e i ristoranti devono restare chiusi. Sono state sospese tutte le cerimonie e incontri di preghiera. Ouagadougou (la capitale) e altre 7 città sono state messe in quarantena, ovvero non si esce e non si entra. Sono fermi tutti i trasporti pubblici intercomunali (taxi-brusse e autobus) e gli aeroporti e le frontiere terrestri sono stati chiusi. Sono vietati i raggruppamenti di persone. Sono chiusi anche i mercati.
Il Governo raccomanda di restare a casa, ma come potete ben immaginare questo è per molti impossibile: stare a casa significa morire di fame.
La maggior parte della popolazione vive alla giornata ed è comunque costretta ad andare in giro per procurarsi acqua e cibo. Inoltre, il fatto che i nuclei famigliari siano molto numerosi, e che di fatto vivano in cortili comunitari, non aiuta. Si sta già assistendo a fenomeni speculativi sui prezzi degli alimentari.

Naturalmente Watinoma, si è adeguata ai provvedimenti presi. 
Abbiamo chiuso la nostra scuola da lunedì 16 marzo. Questo significa che i bambini in Burkina, e in particolare i 180 bambini che sosteniamo nella nostra scuola, perderanno la loro UNICA opportunità di istruzione, di vivere in un contesto stimolante, di mangiare un pasto completo con un apporto proteico, di fare danza e coltivare l’orto scolastico, di ricevere assistenza sanitaria se sono malati. 
I nostri bambini in Burkina, a differenza dell’Italia e dell’Europa, non hanno televisione, non hanno internet, non hanno libri, non hanno giochi, non hanno genitori in condizione di supportarli, e non hanno nemmeno abbastanza da mangiare.  In piena stagione secca, con temperature massime oltre i 40 gradi, non staranno certo chiusi nelle loro piccole casette di mattoni di fango o cemento con il tetto di lamiera! Purtroppo staranno per strada tutto il giorno, senza sufficiente alimentazione e abbandonati a loro stessi. 

Abbiamo chiuso anche il nostro ristorante Bio

Al nostro campo biologico l’attività agricola continua ma le presenze delle donne sono state scaglionate in modo da non creare assembramenti.

L’unica cosa che possiamo attuare è garantire gli stipendi a tutto il personale, sia della scuola che del ristorante Bio e sensibilizzare tutti i nostri contatti di stare a casa per quanto possibile, di lavarsi le mani, di non salutarsi stringendo la mano, di evitare i luoghi affollati e di non avvicinarsi a persone malate.  Per il resto, per ora, non possiamo fare altro.

Anche tutte le iniziative interculturali nelle scuole e gli eventi artistici in Italia, che stavamo programmando da tempo, sono stati annullati.  Adesso è il momento di stare a casa, fare il bilancio di quanto fatto fino ad ora e programmare le attività future.  La missione che avrebbe dovuto partire a inizio aprile per realizzare alcune attività artistiche con i bambini della scuola in Burkina è stata annullata.

Quando questa emergenza sarà finita, riprenderemo con rinnovato impegno la nostra lotta affinché i diritti siano sempre più una realtà, per tutti! Avremo bisogno di tutta la vostra solidarietà per poter ripartire.  Per ora, state a casa, se potete, e grazie a tutti coloro che invece continuano a lavorare per garantire i servizi essenziali.

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